Erzsèbet Báthory, la contessa sanguinaria

È considerata la più famosa serial killer in Slovacchia e Ungheria.
La sua famiglia era una delle più antiche casate nobiliari ungheresi; Il Clan dei Báthory comprendeva cavalieri, giudici, vescovi, cardinali e re.
La nobile discendenza era però stata guastata da incesti e casi di epilessia, e tra i discendenti più recenti di potevano contare alcolizzati, sadici, assassini, omosessuali (che al tempo venivano considerati dei criminali) e satanisti.
Nonostante Erzsébet fosse bellissima, era palesemente frutto di una genetica corrotta e un’educazione perversa. Soffrì per tutta la vita di emicranie, scatti d’ira, convulsioni e svenimenti improvvisi, probabilmente di natura epilettica (considerati segni di possessione da parte del Demonio).
Chi era la Contessa?
Fin dall’adolescenza fu introdotta al culto del Demonio, da uno zio seguace di Satana.
La zia “preferita”, la contessa Karla, era una delle più famose lesbiche ungheresi, ed insegnò alla giovane Erzsébet pratiche di flagellazione e perversioni varie, che le fecero capire che preferiva infliggere dolore, piuttosto che riceverlo, che trovava piacevole.
A 11 anni fu promessa sposa a Ferencz Nadasdy, un aristocratico guerriero, che sposò all’età di 15 anni.
Dopo il matrimonio si stabilirono in castello di proprietà di Nadasdy, a Sárvár (Ungheria) che, come altri castelli di sua proprietà, aveva cantine e prigioni sotterranee dotate di strumenti di tortura.
Il marito si assentava spesso e per lunghi periodi, lasciando Erzébet sola e annoiata in cerca di svaghi. Cominciò a far visite alla contessa Karla ed a partecipare alle orge da lei organizzate, non facendo distinzione tra uomini e donne per soddisfare i suoi capricci sessuali.
Nello stesso periodo Dorothea Szentes, un’esperta di magia nera, incoraggiò le sue tendenze sadiche e le insegnò pratiche di alchimia e magia nera.
Narcisista e vanitosa, si cambiava d’abito 6 volte al giorno e passava ore a guardarsi in specchio a figura intera. Erzsébet era, nonostante tutto, una donna colta, sapeva leggere e scrivere in quattro lingue.

Le torture e i celebri bagni di sangue

Le pratiche di tortura e le violenze sui domestici che “avevano sbagliato” erano di routine nel 1600, e quindi si ritiene che le torture e le uccisioni nei confronti delle domestiche, siano semplicemente degenerate, in combinazione alla natura sadica della Contessa.
Parlando di torture, Erzsébet aveva una feroce immaginazione, arrivando a progettarne lei stessa, facendosele costruire appositamente su commissione da un orologiaio svizzero. Si pensa che la famosa “vergine di ferro” sia stata un’invenzione della Contessa stessa.
Tra le tecniche di tortura che non necessitavano veri e propri macchinari o strutture, la Contessa utilizzava aghi e spilli per perforare labbra e capezzoli delle vittime o infilare loro aghi sotto le unghie, pinze d’argento (per strappare la carne), ferri per la marchiatura e attizzatoi roventi, fruste e forbici.
A Ersébet piaceva anche mordere le malcapitate sulle guance e sui seni, cavando loro il sangue con i denti o legare le vittime per poi poter ridurre i loro seni a brandelli o ustionarne i genitali con la fiamma di alcune candele, mordendo via grossi lembi di carne da viso e corpo.
Una delle vittime fu costretta a cuocere e mangiare un pezzo del suo stesso corpo, altre furono lasciate, bagnate di acqua fredda, a morire assiderate sulla neve all’esterno del castello, altre ancora, venivano cosparse di miele e legate su alberi attirando api e insetti vari.
Benchè i famosi “bagni di sangue” siano la pratica più conosciuta che riguarda la Contessa, lei stessa (durante il processo che ha subito) non ha mai affermato di averli fatti, nonostante avesse ammesso di aver torturato molte giovani serve conducendole alla morte.
Il numero da lei confermato però, si aggira sulle 80 vittime. Le indagini, le testimonianze e il suo diario personale dimostrano che il numero è invece di oltre 600 giovani uccise.
La storia dei “bagni” nasce da una racconto, dove si narra che una serva versò erroneamente una goccia sangue addosso alla Contessa, che pulendosi, si rese conto che la pelle appariva più pallida e luminosa (al tempo, indice di bellezza).

La fine della Contessa

Il termine delle pratiche della Contessa è dovuto al fatto che si sia fatta sfuggire di mano la situazione. Accecata dalla sua “sete di sangue” (incrementata dalla morte del marito in seguito a ferite di guerra) e avendo esaurito le giovani contadine della zona e di quelle adiacenti, iniziò a concentrarsi sulle ragazze provenienti da famiglie nobili minori. I parenti delle giovani (ufficialmente assunte come domestiche) non avendone più notizie, iniziarono a insospettirsi e denunciarne la scomparsa.
Quando queste denunce per le sparizioni delle signorine aristocratiche arrivarono alla Chiesa cattolica, l’imperatore Mattia II intervenne ordinando un’indagine sulla nobildonna. Gli inviati dell’imperatore colsero sul fatto la Báthory mentre torturava alcune ragazze.
Fu incriminata e murata viva nella sua stanza con un foro per ricevere il cibo e delle piccole aperture per l’aria. Rimase chiusa in quella stanza isolata per tre anni.
Il mito della Contessa Sanguinaria è nato fin da subito. Oltre ad essere stata la serial killer più prolifica della storia è anche una delle pochissime donne che hanno praticato cannibalismo e vampirisimo. Quest’ultima caratteristica la fa diventare un personaggio di culto dell’immaginario vampiresco, quanto il celebre principe Vlad III Dracula di cui era anche parente.
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